LO STANDARD DI TRATTAMENTO DELLA STENOSI SPINALE E' CAMBIATO?
Försth P, Ghogala Z, New England of Medicine, 2016
La forma di fusione vertebrale più utilizzata, ovvero quella praticata in caso di vaga indicazione di "patologia degenerativa del disco", è in lento declino a causa dei risultati mediocri ottenuti negli studi randomizzati controllati (RCT).
Nell'ultimo anno è stata messa in dubbio anche un'altra forma di fusione, comunemente utilizzata in caso di stenosi spinale e spondilolistesi degenerativa.
Secondo gli ultimi studi, la fusione vertebrale non offre risultati aggiuntivi rispetto alla sola decompressione chirurgica (una semplice rimozione dell'osso che intrappola le radici nervose). Si tratta di una notizia positiva per i pazienti con stenosi spinale, poichè potranno sottoporsi ad una procedura sicura e semplice, dalla durata di 45 minuti, quale è quella di decompressione.
Un RCT svedese condotto da Peter Försth su 247 soggetti ha dimostrato che la fusione chirurghica non apporta alcun beneficio aggiuntivo alla decopressione chirurgica nei pazienti con stenosi spinale con o senza spondilolistesi degenerativa.
Un secondo RCT condotto negli Stati Uniti su 66 soggetti con stenosi spinale e spondilolistesi degenerativa ha trovato un debole vantaggio per la fusione vertebrale in termini di sintomi fisici e qualità di vita al SF-36 a due, tre e quattro anni. Tuttavia, non sono stati tovati benefici in termini di funzione fisica all'Oswestry Disability Index. Questo studio sarebbe da considerare come un preludio ad uno studio più grande e con maggiore rigore metodologico.
Entrambi gli RCT mostrano che la tecnica chirurgica di fusione vertebrale dovrebbe essere limitata ai casi di instabilità accertata con radiografie dinamiche, di distruzione vertebrale da tumore, trauma, infezioni o deformità spinali come la spondilolistesi congenita o la scoliosi dell'adulto, di stenosi foraminale con compressione nervosa da collasso del disco postchirurgico.