Lombalgia

Che cos’è la lombalgia

La lombalgia (o low back pain, LBP) è il disturbo osteoarticolare più frequente e rappresenta un quadro clinico caratterizzato da dolore localizzato al rachide lombare, tra la linea dell’arcata costale e i glutei, con una conseguente limitazione funzionale.
Sebbene il termine “lombalgia” definisca un sintomo, viene accettato il suo utilizzo anche per la definizione di un quadro clinico che può essere definito sindromico, costituendo la parte finale comune di molteplici condizioni patologiche.


A seconda della durata della sintomatologia dolorosa, la lombalgia può essere definita acuta, subacuta e cronica.
La lombalgia acuta dura meno di quattro settimane ed è dovuta ad una lesione di una o più strutture del rachide lombo-sacrale.
La lombalgia cronica, i cui sintomi si protraggono per oltre tre/sei mesi, rappresenta una sindrome bio-psico-sociale, nella quale il danno biologico si mescola ad aspetti sociali, comportamentali e psicologici.

La lombalgia subacuta rappresenta invece un quadro di transizione tra le due precedenti. Esiste anche una forma ricorrente, nella quale si presentano episodi acuti inframmezzati da periodi di benessere.

Lombalgia acuta

Secondo la letteratura scientifica, la prevalenza puntuale della lombalgia acuta supera l’80%, mentre la prevalenza annuale dei sintomi riguarda il 50% degli adulti in età lavorativa, il 15-20% dei quali ricorre a cure mediche; interessa uomini e donne in egual misura e insorge più spesso tra i 30 e i 50 anni.
La lombalgia acuta è la conseguenza di una lesione ai tessuti molli del tratto lombare. Le possibili cause di lombalgia sono molteplici e possono risiedere in ogni singolo disco intervertebrale, ogni muscolo, legamento o articolazione.
Una volta esclusa la presenza di patologie più gravi che entrano in diagnosi differenziale con il quadro della lombalgia acuta, di norma non è possibile individuare l’agente eziologico e quindi distinguere quali siano le strutture principalmente coinvolte nel dolore lombare aspecifico, né con la valutazione clinica né con gli esami diagnostici.
Si tratta quindi di una diagnosi di esclusione. Non potendo individuare con certezza la struttura responsabile del dolore, non è possibile descrivere il danno e la sua evoluzione.
La prognosi della lombalgia acuta è favorevole nel 95% dei casi, con una risoluzione completa nell’arco di un mese o mese e mezzo. Secondo studi recenti, il rischio di recidiva dopo un primo episodio acuto è del 33%.

Dalla lombalgia acuta a quella cronica

Il passaggio dalla lombalgia acuta a quella cronica, ovvero il processo di cronicizzazione, avviene nel 5% circa dei casi.
La lombalgia cronica è oggi considerata come risultante di conseguenze fisiche, psicologiche e sociali dovute al prolungamento del problema originale: indipendentemente dal tipo di lesione, il tessuto danneggiato dovrebbe guarire entro sei settimane; il dolore che perdura oltre questa soglia perde il significato di avviso di una lesione in corso, diventando di fatto controproducente e solo generatore di sofferenza.
Per prevenire le recidive e questa cronicizzazione, i pazienti dovrebbero essere incoraggiati a mantenere uno stile di vita attivo, possibilmente praticando attività fisica regolare.

Fattori di rischio

Con il passare degli anni, diminuisce il rischio di episodi acuti ma aumenta quello di dolore cronico e persistente, seppur di minore intensità. Tra i fattori di rischio di cronicizzazione, quelli più conosciuti come il sollevamento ripetuto di pesi o il mantenimento di posture scorrette hanno in realtà un debole impatto sulla cronicizzazione, mentre sono spesso connessi a recidive o a episodi acuti.
I fattori di rischio definiti “psicosociali” rivestono invece un ruolo molto importante; tra questi ricordiamo una scarsa soddisfazione lavorativa, un basso livello di impegno lavorativo, l’insoddisfazione per trattamenti precedenti e la presenza di un coniuge protettivo o che trascura.
I fattori di rischio più influenti sulla cronicizzazione sembrano quindi essere maggiormente legati al modo in cui il soggetto risponde all’evento scatenante, più che all’evento scatenante di per sé.
Non esistono ancora dati precisi sulla storia naturale della lombalgia cronica, ma si ritiene che le probabilità di risoluzione completa del dolore siano quasi assenti. L’obiettivo del trattamento della lombalgia cronica è infatti quello di consentire al paziente il recupero di una migliore qualità di vita possibile attraverso una corretta gestione del problema.

 

 

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