TRATTAMENTO CHIRURGICO E CONSERVATIVO NEI BAMBINI CON SPONDILOLISTESI E SPODILOLISI

Lundine KM, Journal of Pediatric Orthopaedics, 2014
Leonidou A, Journal of Orthopaedic Surgery, 2015
Randall RM, Sports Medicine and Arthroscopy Review, 2016

La gestione ottimale delle spondilolistesi nei bambini rimane ancora controversa. 
Alcuni autori propongono l'intervento chirurgico indipendentemente dai sintomi, altri prediligono un appoccio di tipo conservativo o di "watchful waiting" (vigile attesa) nei pazienti con sintomatologia lieve o assente, anche in presenza di gradi elevati di scivolamento. 
Uno studio pubblicato nel 2014 considerava infatti l'approccio "warchful waiting" nei pazienti con scarsa sintomatologia dolorosa un approccio sicuro che non portava a problemi significativi, in quanto anche una chirurgia ritardata non portava a risultati inferiori rispetto all'intervento immediato (Lundine, 2014). 
Una revisione della documentazione di 44 bambini con spondilolistesi o spondilolisi tra i 5 e i 14 anni sottoposti ad intervento chirurgico (n=5) e conservativo (n=39) ha dimostrato l'efficacia del trattamento conservativo nella maggior parte dei pazienti, riservando l'indicazione chirurgica solo per i pazienti con sintomatologia persistente o in presenza si cause iatrogene. Durante il follow-up medio di 6.5 anni nessuna spondilolisi è progredita in spondilolistesi e nessuna spondilolistesi è peggiorata. 
Il trattamento conservativo consisteva nell'indossamento di un corsetto toraco-lombo-sacrale durante il giorno fino all'eliminazione dei sintomi, seguito da fisioterapia con esercizi di rinforzo della muscolatura del tronco e di stretching dei muscoli ischio-crurali e flessori dell'anca (Leonidou, 2015). 
I risultati di questo studio sono stati successivamente confermati da una revisione, nella quale il trattamento conservativo viene considerato quello elettivo nei pazienti con spondilolisi o spondilolistesi anche di grado elevato in assenza di deficit neurologici significativi. Il trattamento chirurgico viene riservato ai pazienti con dolore refrattario o in presenza di significativi deficit neurologici (Randall, 2016). 
I dati ad oggi presenti non consentono di trarre conclusioni definitive riguardo la necessità di un trattamento conservativo nei pazienti asintomatici, non avendo ancora la certezza che il rischio di peggioramento sia così basso da non giustificare tale trattamento.

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