Il punto di vista di Boccardi
Uno studio di controllo a cinque anni di una sperimentazione clinica controllata che utilizza la mobilizzazione leggera ed un approccio informativo alla lombalgia
Estratto da: Indahl A, Haldorsen EH, Holm S, Reikerås O, Ursin H. Five-Year Follow-Up Study of a Controlled Clinical Trial Using Light Mobilization and an Informative Approach to Low Back Pain. Spine 1998: 23(23); 2625-30 (Referenze Bibliografiche n. 35).
Un altro ottimo lavoro che ci viene dalla Scandinavia. Come gli altri, molto corretto nella impostazione e nella conduzione della ricerca: numero di soggetti in esame adeguato, controllo, randomizzazione inappuntabile, cieco ove occorre, omogeneità nell'intervento, soddisfacente raccolta dei dati e analisi statistica adeguata.
E finalmente un importante contributo alla conoscenza degli effetti a distanza dei programmi informativi che sembra abbiano conquistato negli ultimi anni un posto di primo piano nella presa in carico dei pazienti affetti dal LBP. Tra le molte perplessità che circondano e in qualche modo ostacolano la diffusione delle back school, quello della verifica dei risultati a distanza di tempo dalla partecipazione alla scuola è un punto particolarmente caldo, insieme con quello della capacità del paziente di perseverare, una volta finita la scuola, nei programmi di esercizi proposti e nell'obbedienza alle regole ergonomiche imposte.
Sono molti i punti di interesse che emergono dalla lettura del lavoro. Originale e a mio parere molto indovinata la scelta dell'indicatore della validità a lungo termine del programma, indipendente dall'interpretazione, necessariamente soggettiva, del paziente: la storia lavorativa del soggetto come documentata dai certificati di malattia degli uffici della National Insurance.
La durata del dolore scelta per definire il paziente “subcronico” coincide con la maggior parte dei casi che si rivolgono agli ospedali e ai centri per trattamento. La batteria di test cui sono stati sottoposti i soggetti da inserire nel gruppo “trattato” è molto ricca, e copre i più importanti aspetti psicologici e attitudinali, la cui importanza nella genesi del LBP è oramai ampiamente dimostrata.
Certamente scioccante, per molti, la modestia delle dimensioni dell'intervento informativo della miniback school: due ore di incontro collettivo, una di incontro individuale, e due “richiami” dopo tre mesi e un anno. Ma molto pertinente ed efficace la scelta dei contenuti dell'informazione, e, sicuramente l'autorevolezza e la chiarezza con cui venivano forniti. Importante anche la scelta di dare consigli ragionati, e non impostazioni ergonomiche, che spesso vengono presto rifiutate per il loro sapore vincolante e contribuiscono non poco alla cattiva compliance di buon parte dei fruitori delle back schools. E naturalmente del tutto condivisibile l'enfasi posta sulla necessità di una leggera, ordinata attività.
I risultati sono confortanti oltre ogni aspettativa, e ribadiscono l'importanza di creare nel soggetto in trattamento una coscienza e una comprensione dei suoi problemi che gli permettono di sviluppare nel tempo una “esperienza positiva” molto efficace. E' quello che ogni buona scuola per il LBP si deve proporre, ma che spesso viene seppellito sotto una serie di consegne molto difficili da rispettare.
Curiosa e degna di riflessione l'influenza sui risultati del numero di figli, anche per quanto riguarda gli uomini.
Sarebbe molto interessante ripetere in Italia la ricerca norvegese. E' probabile che alcune delle nostre caratteristiche, e in particolare la non grande fiducia sia nella possibilità di autocontrollo della situazione che nella capacità di risolvere i nostri problemi, rendano meno probabile un risultato così favorevole. Ma non si sa mai.