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Webinar per gli iscritti GSS:
"Rachialgie Rare... o meglio... quelle che possiamo incontrare più spesso"

Siamo giunti all'ultimo appuntamento con i webinar 2024 dell'opera multimediale "Il trattamento conservativo delle patologie vertebrali" edito dal GSS.

Il 22 gennaio alle ore 18:00 il dott. Carlo Trevisan, medico Ortopedico, presenterà un webinar, nell’ambito delle rachialgie rare che avrà come titolo: "Rachialgie Rare... o meglio... quelle che possiamo incontrare più spesso".

“Piuttosto che fare una carrellata delle malattie più strane che esordiscono come un mal di schiena e che in verità sono riportate con una certa abbondanza in letteratura ma che poi è assai improbabile che giungano alla nostra osservazione, credo sia più utile, per chi affronta quotidianamente le patologie vertebrali, affinare la propria capacità diagnostica nei confronti di alcune malattie potenzialmente gravi che si nascondono dietro una semplice lombalgia. Anche quelle che ho scelto di illustrarvi sono poco frequenti, ma è possibile che voi le possiate incontrare qualche volta nella vostra vita professionale, ed in quella occasione non dovete farvele scappare.” Carlo Trevisan

Per assistere al webinar occorre essere in regola con iscrizione GSS 2024.

Occorre entrare con il proprio account personale nell'area personale del sito GSS dove si trova il link a Zoom.

Per ulteriori informazioni contattare la segreteria: 0381-23617 o gss@gss.it

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img news2ISCRIZIONI 2025 AL GSS

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- 6 Fascicoli monotematici
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Il punto di vista di Boccardi

Nuove misurazioni in vivo delle pressioni nel disco intervertebrale
Estratto da: Wilke HJ, Neef P, Caimi M, Hoogland T. New In Vivo Measurement of Pressure in the Intervertebral Disc in Daily Life. Spine 1999: 24(8); 755-62 (Referenze Bibliografiche n. 28).

Per un vecchio sostenitore dell'efficacia delle Back Schools il lavoro svizzero-tedesco presenta molti spunti utili di riflessione, e anche di compiacimento.

Prima di tutto ci libera dall'obbligo di esibire nel corso degli incontri informativi, elemento fondamentale delle Back Schools, i vecchi grafici e le vecchie tabelle di Nachemson e collaboratori, che risalgono oramai a più di trenta anni fa. Pur rendendomi conto della difficoltà di misurare in vivo le pressioni intradiscali, da buon discepolo di Popper avevo qualche difficoltà a dare dei sicuri dati non confermati, per quanto autorevoli. Ora siamo più tranquilli, anche perché quei dati si dimostrano in gran parte più che affidabili, ad esempio per quanto riguarda le differenze notevoli riscontrate nelle diverse modalità di sollevamento dei pesi.

Particolarmente lieto sono anche delle novità che riguardano le variazioni della pressione in stazione seduta: ho sempre pensato che in posizione seduta rilasciata, con scarso o minimo intervento muscolare, le pressioni non dovessero differire gran che da quelle della stazione eretta. E l'importanza delle forze muscolari, contrattili o elastiche, nel determinare il carico totale appare evidente dalle conclusioni del lavoro: come del resto ci insegnano tutte le ricchissime deduzioni che si possono trarre dall'analisi dei movimenti eseguite con i moderni mezzi di indagine strumentale, che combinano, per una lettura adeguata, dati cinematici, dinamici ed elettromiografici. Con tutte le conseguenze che se ne possono trarre in campo ergonomico e riabilitativo.

Sono anche molto lieto che si sia infine dimostrato che la posizione "slouched" su una sedia o su un divano riduce di molto la pressione intradiscale: smentendo un ingiustificato ma radicato ostracismo contro questa posizione prediletta dalla maggior parte degli uomini (e ovviamente anche da me). Mi sembrava brutto essere una contraddizione vivente di un assioma che mi è caro: l'abilità del sistema nervoso centrale nello scegliere le soluzioni motorie più efficienti, non solo in termini di economia muscolare, ma anche di controllo delle pressioni e delle trazioni.

Mi fa anche piacere che ridere di cuore, su un fianco, sia molto meno impegnativo per il disco che starnutire.

Interessante è anche il rilievo che il prolungato decubito a letto aumenta sensibilmente la pressione, probabilmente con il meccanismo della reidratazione del disco: si potrebbe forse trovare qui una spiegazione, almeno parziale, dell'efficacia asserita dell'autotrazione in certi casi di lombalgia.

Mi sembra che tutto sommato si possano trarre dal buon lavoro un paio di conclusioni importanti per l'attività riabilitativa: il carico più o meno importante del disco non è l'unico fattore determinante il dolore lombare e il cambiamento frequente di posizioni, con le sue variazioni anche a livello della pressione discale, è il più saggio consiglio ergonomico, in qualsiasi condizione e per qualunque soggetto.

 

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